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Malati curati a terra, medici sospesi. Ma è Sos dai pronto soccorso

Sanità pubblica Redazione DottNet | 09/01/2017 21:07

Medici presi d'assalto per mancanza di assistenza sul territorio. E gli ospedali vanno in tilt

Tre medici sono stati sospesi dopo la diffusione delle immagini che ritraggono due pazienti nel pronto soccorso dell'ospedale civile di Nola (Napoli), distesi sul pavimento mentre gli operatori sanitari prestano loro le prime cure. Immagini che hanno spinto il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ad inviare i Nas per un'indagine, ed il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, a convocare tutti i responsabili delle Asl e delle aziende ospedaliere regionali, e a chiedere l'avvio delle procedure di licenziamento per i responsabili del pronto soccorso e del presidio ospedaliero. E nel pomeriggio sono arrivate le sospensioni, annunciate dalla manager dell'Asl Napoli 3 sud, Antonietta Costantini, per il direttore sanitario dell'ospedale, Andreo De Stefano, il responsabile del pronto soccorso, Andrea Manzi, e per il responsabile della medicina d'urgenza, Felice Avella.

Il direttore sanitario, De Stefano, ha però difeso l'operato dei medici del pronto soccorso, sottolineando che si è preferito curare le persone a terra ''piuttosto che non dare loro assistenza''. ''Nell'ospedale - ha detto - ci sono 15 barelle, 10 delle quali al pronto soccorso, e sabato ne abbiamo 'sequestrate' due anche alle autoambulanze per far fronte alla situazione. Uno dei due pazienti distesi a terra aveva subito un arresto cardiaco, e si era ricorsi al defibrillatore. Non potevamo mandarli via''. Con i medici si è schierato il vescovo di Nola, Beniamino Depalma: "Le colpe partono dai vertici delle istituzioni e del sistema sanitario, che non vedono le enormi difficoltà dell'ospedale di Nola nel rispondere con pochi mezzi a una platea di circa 500mila cittadini. La politica non agisca, a danno avvenuto, con soluzioni buone solo a strappare un titolo di giornale".

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Un episodio, quello dei malati adagiati a terra, che tutti, dal presidente della Regione, ai dirigenti sanitari, hanno definito ''eccezionale per il sovraffollamento verificatosi nel pronto soccorso'', ma che, secondo politici e associazioni, ha leso l'immagine della sanità campana. De Luca ha spiegato le ragioni del sovraffollamento, sottolineando, però, che non ''giustificano tuttavia la inaccettabile e vergognosa situazione verificatasi, della quale peraltro nessuno è stato tempestivamente informato''. La manager dell'Asl ha invece difeso in parte l'operato dei medici, affermando che ''hanno prestato la dovuta assistenza a tutti i pazienti arrivati nell' ospedale, e non si sono fermati, neanche davanti alle difficoltà. Dalle foto pubblicate, che mi hanno fatto davvero male, si nota che a terra c'era anche un operatore sanitario che prestava le cure. Se, però, c'è stata una iper-affluenza in quel presidio, qualcosa non ha funzionato a livello di assistenza territoriale''.

Sulla vicenda è intervenuto anche il vicepresidente alla Camera, Luigi Di Maio, originario di Pomigliano d'Arco, che ha attaccato il presidente De Luca: ''E' vergognoso che scarichi sui medici - ha scritto l'esponente del M5s - quelle persone sono sul pavimento perché il Pd, come anche il centro destra, in questi anni ha ottenuto tanti voti dalla sanità privata campana, promettendo di affamare quella pubblica. Per rispetto della mia gente vi chiedo almeno di risparmiarci iniziative ipocrite''. Il capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana, Arturo Scotto, ha stigmatizzato l'accaduto, e auspicato le scuse di De Luca e del ministro Lorenzin. Per il deputato di Forza Italia, Paolo Russo, la foto dei malati a terra ''offende la dignità di ogni uomo''. Scuse dagli enti coinvolti, sono state chieste anche da Pina Picierno, europarlamentare del Pd.

Pronto Soccorso che diventano 'reparti di degenza' prima del ricovero, con attese che nel 40% dei casi arrivano fino a 48 ore. Tra sovraffollamento e mancanza di privacy, tantissimi italiani, soprattutto al Sud e soprattutto in alcuni periodi dell'anno, si trovano a fare i conti con una sorta di girone dantesco. "Questo fenomeno non è una novità ma una malattia cronica di cui sono vittime anche gli stessi operatori sanitari" e all'origine vi è "la mancanza di alternative sul territorio", spiega Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale della Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza (Simeu).

Il caso dei malati di Nola, costretti a terra su coperte, è un caso estremo, ma è solo l'ultimo di tanti episodi che negli ultimi anni hanno portato i Pronto Soccorso sulle prime pagine dei giornali. "Vedere queste immagini è una sconfitta professionale, etica e umana. E' un problema per malati e familiari, ma anche per i professionisti sanitari, costretti a lavorare in condizioni massacranti". Eppure il fenomeno si ripropone periodicamente e a parlare sono anche i dati. Lo dimostra il monitoraggio condotto dalla Simeu insieme a Cittadinanzattiva su 'Lo stato di salute dei Pronto soccorso italiani'.

Presentato lo scorso ottobre, attraverso questionari somministrati a 2944 tra pazienti e familiari, analizza la situazione di 93 strutture. L'attesa è risultata essere fino a 48 ore nel 40% dei PS e non viene rispettata la privacy di un paziente su 3. Altro problema resta la disomogeneità sul territorio: fino a 7 giorni per ottenere il ricovero in reparto ad Acireale (Catania), mentre a Dolo (Venezia) appena 2 ore. "Il sovraffollamento - spiega l'esperta - ha diverse cause. Nell'arco degli ultimi dieci anni c'è stata riduzione del numero dei posti letto rispetto ai residenti. Si sarebbero dovuti creare di pari passo nuovi posti in residenze e strutture per lungodegenza. Ma questa riorganizzazione non ha avuto una pianificazione omogenea e di fatto l'assistenza territoriale non è a regime. Le Case della Salute sono ancora pochissime in tutta Italia". In parte però, precisa, il sovraffollamento del Pronto soccorso dipende anche "dalla gestione dei posti letto negli ospedali stessi, che non sono organizzati in modo da dare risposte alle necessità".

In questa situazione già critica, si innesca in inverno l'emergenza influenza, "che crea maggiore affluenza, soprattutto da parte di anziani e malati cronici, maggiormente soggetti a complicanze". Un problema organizzativo a cui non mancano possibili soluzioni. Come quelle proposte dalla Simeu nel "Piano di gestione del sovraffollamento dei Pronto Soccorso", un documento che consiglia ad esempio l'istituzione del 'bed management', ovvero una figura incaricata di gestire al meglio i posti letto disponibili in ospedale, oppure la 'discharge room', una stanza in cui far sostare i malati che vengono dimessi in giornata in modo da liberare letti per chi attende in barella. "Qualche regione ha mostrato interesse, ma questo strumento andrebbe sfruttato molto di più da chi prende decisioni. Per farlo sarebbe necessario prendere coscienza che il fenomeno può e deve essere gestito. Finché penseremo - conclude Ruggieri - che è un problema del solo Pronto Soccorso non lo risolveremo mai".

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